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venerdì 27 maggio 2016

La Valigia dei Sogni

C’è un kit di sopravvivenza che tengo sempre a portata di mano e che tiro fuori all’occorrenza in quei momenti in cui mi accorgo che è da troppo che non rido, che è da troppo che non scrivo e che non faccio un po’ di sana magia per condire con un pizzico d’ironia il polpettone indigesto della vita di tutti i giorni. 
Quando ho voglia di giocare, di colore e brillantini, quando ho voglia di creare, di sognare e di chiedere “come sta” a quella bimba spiritosa che mi abita nella pancia, tiro fuori lei…la mia Valigia dei Sogni!


Ammetto che il giorno che la comprai – non troppo tempo fa! – non ebbi il coraggio di dire la verità alla negoziante che me la vendette quando, guardandomi sorridendo con occhio lesto e di chi ha già capito, mi chiese: “Se vuoi posso farti un pacco regalo. Per un maschietto o una femminuccia?”
Mi feci piccola e vergognosa ma con tono soddisfatto “per una femminuccia” le risposi. Che poi femminuccia non credo di esserlo mai stata nemmeno a sei anni ma in quel momento la “uccia” che era in me, godeva di giubilo come non mai.


Dicono che i sogni a volte si chiudano in un cassetto; c’è chi li insegue e chi li costruisce. C’è stato un tempo, non troppo lontano in cui credevo di averli dimenticati. Proprio loro, i miei sogni: quel carburante ecologico, non inquinante ed altamente vitale che fornisce il propellente necessario per districarsi tra i rovi della vita.
Disorientata, non ricordavo più se non li avessi mai avuti o se inavvertitamente avessi lasciato aperto il cassetto del mio comodino e che fossero volati via silenziosi e tristi perché non mi ero accorta della loro mancanza. Non riuscivo a ricordarmi di loro, dei loro lineamenti, dei voli di fantasia e dei sussurri al cuore che sorprendono inaspettati; dell'innamoramento veloce quando li si incontra per la prima volta e delle promesse segrete di coltivarli forti e liberi. 
Mi sono incolpata, agitata, afflitta ed alla fine armata di santa pazienza li ho cercarti  nella foresta della mia dimenticanza.
 E’ quando ho deciso di richiamarli a me, promettendo loro che me ne sarei presa cura e che avrei trovato un luogo accogliente in cui riporli ma senza più dimenticarli, ho trovato lei…il luogo perfetto per averli sempre a portata di azione.


Forse non sono esattamente quelli che credevo di aver perduto; forse anche loro, come me, non portano più grembiule rosa e codini, credono di essere un po’ più saggi e responsabili; magari non veleggiano più sull’onda di giovani pensieri irruenti e gagliardi ma di certo oggi hanno trovato la loro giusta collocazione. 
Ci teniamo per mano e ci guardiamo sorridendo; camminiamo fianco a fianco e passo dopo passo verso mete che mi fanno assaporare la vita in ogni suo attimo, proseguiamo imperterriti, ricordandomi sempre che ogni sorriso è un dono prezioso, ogni sguardo, ogni tramonto, ogni ritorno a casa da chi amo è un sogno che si realizza.

E voi l’avete un nido speciale dove coccolare i vostri sogni? Raccontatemelo se vi va.

Buon venerdì di sogni, fantasia e tanta tanta tenacia!
Chiara

mercoledì 25 maggio 2016

MRS BRIDGE di Evan S. Connell


Mrs Bridge è una donna d’altri tempi. Tempi con usanze improponibili per una donna dei giorni nostri. Eppure il sottofondo d’insoddisfazione che contraddistingue l’avanzare della sua esistenza è lo stesso che appartiene anche a tante donne di oggi.
Scritto nel 1959, “MRS BRIDGE” di Evan S. Connell è un romanzo equilibrato ed intenso, lucido ed emotivo, così come la protagonista che viene raccontata da brevi aneddoti che ne descrivono le abitudini e la storia di una vita composta e vissuta secondo le regole stabilite dalla società.
Sullo sfondo gli albori della seconda guerra mondiale, eventi storici e politici appena accennati e che semplicemente contestualizzano la figura di una donna della upper class americana che sembra meno scalfita da ciò che avviene nel mondo di quanto non riescano a farlo le relazioni con la sua famiglia e con il suo senso di esistenza. 
Un’esistenza apparentemente perfetta, scandita dalle buone maniere apprese dai suoi genitori e che tenta di tramandare ai suoi tre figli così diversi gli uni dagli altri e in assoluto diversi da lei. 
Un marito con un’affermata carriera di avvocato, i pranzi al Country Club, la bella casa nel quartiere di Kansas City, gli incontri con le altre signore bene; la domenica in chiesa, i party di una classe luccicante e manierata che fanno dell’apparenza uno stile di vita che però non soddisfa Mrs Bridge.
Con l’avanzare del tempo, i figli che crescono e si allontanano, un marito sempre più impegnato nel lavoro e meno presente alla sua “sposa”, le domande che affiorano alla mente di India Bridge, suscitano irrequietezza e le sussurrano all’orecchio domande inaspettate: che sia tutto qui il senso della vita? Dietro a pellicce e gioielli, alla guida di grandi macchine, nell’avere una cameriera ed un autista, una casa perfetta? E’ possibile avere tutto e non sentirsi felici?
Soffi di agitazione che arrivano dal profondo del suo essere e che la sorprendono all’improvviso in momenti inaspettati: al fragore di un tuono che annuncia un temporale, nell’osservare il marito per il quale amarla è diventata un’abitudine appresa, nello specchiarsi e non riconoscersi sempre più ingrigita e lenta nel suo sfumarsi insieme allo sfumarsi del tempo.




“Passava molto tempo a fissare il vuoto, oppressa da un senso di attesa. 
Ma attesa di che cosa? Non lo sapeva. Prima o poi qualcuno l’avrebbe cercata, avrebbe avuto bisogno di lei, ne era certa. Eppure i giorni passavano tutti uguali. Non accadeva mai niente di intenso, di estremo. Il tempo non scorreva. 
(…) 
Così le accadeva di tanto in tanto di intrattenere pensieri profondi, che scavavano e scavavano alla ricerca del senso ultimo, di una vita più immutabile di quella da lei stessa trasmessa ai figli mettendoli al mondo.”



India Bridge è una donna controllata, abituata a non scomporsi mai anche davanti al mutare dei tempi e delle abitudini delle persone che le ruotano intorno e che sembrano satelliti in grado di percorrere orbite lontane anni luce dalla sua. 
Tutto sembra evolversi al di fuori del suo mondo dorato: lei incapace di scomporsi anche davanti a persone e situazioni che non comprende o che le suscitano disgusto ed imbarazzo. Il suo sorriso e le sue maniere cortesi sono la corazza che frappone tra se ed il resto del mondo, così come le ha apprese, così come la fanno sentire al sicuro e mai fuori posto se non quando si trova sola con la sua anima.
Ma dall’interno di quel guscio d’apparenza battono domande alle quali sembra impreparata nel trovare risposte. Un senso di inadeguatezza e di inutilità si fa strada; la sensazione di essere solo affacciata al balcone della sua vita senza avere il coraggio di spiccare il volo verso un’esistenza viva e piena; il senso di attesa di qualcosa che deve ancora iniziare, di una vita ancora da vivere, la attanaglia e la sorprende lasciandola paralizzata e priva di reazioni se non quella di sorridere e proseguire così come è sempre stata educata a fare: con controllo, cortesia e gentilezza.
Mrs Bridge è un romanzo che parla di silenzi e fragilità, di gridi d’aiuto inudibili ed impronunciati, di sete di vita mai placata, di una tristezza soffocata ed inammissibile per una donna ormai stanca che si lascia scivolare verso la conclusione della propria storia.

Titolo: Mrs Bridge
Autore: Evan S. Connell
Edizioni: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2016



  


sabato 21 maggio 2016

Dalla finestra di casa mia


Buone notizie oggi: il sole splende sul mio lembo di mare ed aumenta esponenzialmente la voglia di vestiti leggeri e di far entrare aria nuova. Così oggi vi apro una delle finestre di casa mia e per chi non avesse ancora ben capito l’interno di quale mondo sta guardando vi racconto un po’ a che civico abita ChiaraEffe.
Sì, perché nella realtà - e per fortuna! - anch’io vivo in una casa, una di quelle fatte di mattoni, porte e finestre tutte al posto giusto ma in questo mondo virtuale vorrei che casa mia diventasse un po’ anche la vostra. 

Nella mia visione più ampia, questo spazio/blog nasce dalla voglia di condividere sguardi ed allungare il binocolo su nuovi orizzonti; dalla voglia di lasciarmi stupire da mondi fantastici e persone reali; partire da una strada conosciuta per incrociarne di nuove.
Credo nella forza della collaborazione e nella differenziazione dei messaggi; nei codici espressivi personali portati alla luce con fatica ed impegno, ma credo anche nella contaminazione delle idee, alla possibilità di dar vita a nuovi percorsi ed imprimere nuovi passi.
Mi piacciono le variabili che partoriscono connessioni inaspettate e le sfumature interessanti; gli incontri che innescano nuove sinergie.
Mi piace la creatività che aggiunge colore alla vita di chi la pratica; l’unicità nonostante la differenza delle modalità espressive che ognuno predilige.
Mi piacciono le valige piene di sogni ed assistere alle esperienze di persone reali, vitali, in cammino verso i propri traguardi, a braccetto con la propria creatività.  


Una visione sterminata, magari un po’ vaga e di certo molto ambiziosa, direte voi! Ma credo che l’ambizione non sia sempre un accento negativo; che se collocata nella giusta prospettiva e dosata quanto basta possa essere invece un carburante molto potente per intraprendere la direzione desiderata o quanto meno per partire. Magari all’inizio il tubo di scarico è un po’ intasato, c’è qualche scossone da sopportare, mappe difficili da interpretare, ma una volta che si è partiti non rimane che mettersi il cuore in pace e gustarsi l’avventura.

Sono una curiosa cronica - a volte anche un po’ fastidiosa per questo – ma la mia curiosità mi ha portato ad indagare su come poter intraprendere questo viaggio. E così sono approdata al mio piccolo punto di partenza, quello dal quale spiccare il salto.
Ed il punto di partenza sono stati proprio i libri, mia passione da sempre e negli ultimi anni – ad essere sincera - un po’ impolverata. Sì, perché un altro di quei miei tanto grandi sogni è proprio quello di aprire una piccola libreria: uno spazio dall’atmosfera calda ed accogliente, dove si possa ritrovare del tempo per le buone parole, che sia un luogo reale di incontro e di scambio, fucina di nuovi progetti e scintille creative; una bottega vecchio stampo dove gli artigiani sono coloro che vi entrano portando i propri attrezzi del mestieri, e vi si soffermano desiderosi di scoprirne di nuovi.


Per me leggere un libro è come un viaggio: c’è l’entusiasmo della partenza, la navigazione a volte lenta, alla deriva, a volte rapida che nemmeno mi accorgo di essere già a destinazione. I libri possono travolgermi come emozionanti mari in tempesta o accompagnarmi con dolci sciabordii di onde; posso arrivare lontano o circumnavigare terre conosciute. E poi c’è l’approdo: poggiare i piedi sulla terra ferma del finale per capire se quel viaggio mi ha arricchito di nuovi orizzonti oppure semplicemente è volato via senza riuscire ad acchiapparne nemmeno un dettaglio.
I libri donano appigli e paracaduti, sono trampolini di lancio e piste d’atterraggio verso la creazione di nuove visione e possibilità; lenti d’ingrandimento che mi fanno soffermare su particolari sottovalutati, trascurati e a volte volontariamente evitati; dispensatori appassionati di nuove prospettive e nuovi inviti all’azione.

Questa è l’intenzione fondante di questo spazio. I libri ci sono – ed è solo il punto di partenza. Mi piacerebbe tanto che il "libro bianco" di questo blog diventasse uno spazio aperto sul quale tutti possano sentirsi liberi di scrivere, disegnare, imprimere orme e lasciare tracce di sé; condividere opinioni, offrire suggerimenti ed illustrare le proprie scelte.
Questa casa è aperta all’incontro dei gusti più variegati ed alle declinazioni più variopinte dei nostri mondi. 
E chissà che dall’incontro di questi, si possano creare nuovi mondi possibili.

Vi auguri un dolce e soleggiato week end!

A presto!
Chiara

lunedì 16 maggio 2016

LA COMPARSA di Abraham B. Yehoshua



Sicuramente non è il modo migliore per iniziare un nuovo post ma metto le mani avanti e scrivo oggi di questo libro da poco finito di leggere con una preventiva sensazione che non riuscirò completamente a rendere a parole l’eco della melodia che mi ha fatto vibrare dentro. Proprio come se, mentre leggevo, ci fosse stato qualcuno che mi pizzicava le corde più intime, quelle che producono un suono che a sua volta genera una vibrazione che è più una sensazione fisica che mentale e per questo la parola indugia su concetti che aprono porte ed interrogativi, che generano a loro volta domande e fanno filtrare venti che suggeriscono risposte che arrivano da lontano, ma delle quali non si distinguono nitidamente pronuncia e significato.
A pizzicarmi queste corde è stata proprio la protagonista del romanzo “LA COMPARSA” di  Abraham B. Yehoshua, edito da Einaudi.
Lei è Noga: suonatrice di arpa, poco più che quarantenne, israeliana di origine, che dall’Olanda, paese in cui vive e lavora presso un’orchestra, deve tornare per tre mesi a Gerusalemme, sua città natale, per occupare il vecchio appartamento della madre la quale sta trascorrendo un “periodo di prova” in una casa di riposo a Tel Aviv. 
A desiderare fortemente il trasferimento della madre nella casa di riposo è Honi, fratello minore di Noga, apprensivo, instancabile lavoratore e diligente padre di famiglia, affezionato alla sorella ma alla quale non risparmia di sottolineare la lontananza che lei ha messo tra loro, la sua famiglia, il suo paese e la sua nuova vita nel tentativo di dar spazio e voce alla sua vocazione di arpista.
Durante questo “forzato” soggiorno israeliano, Noga, si ritrova a fare la comparsa non solo nella sua città natale ormai molto cambiata da quando è partita, ma anche in film e sceneggiati, per mantenersi e non gravare sulle finanze della madre e del fratello.
A Gerusalemme Noga incontra il suo ex marito che l’ha lasciata proprio perché lei non voleva avere figli. Avranno modo ancora una volta - una delle tante - di affrontare l’argomento della loro rottura; di difendere, una le ragioni della propria musica e del proprio sogno; l’altro, il desiderio di avere un figlio che fosse in qualche modo il portatore di anche solo un dettaglio di quella donna che tanto amava e che invece aveva deciso di non essere “fagocitata” dall’amore di un uomo che sopportava la sua arpa ma che non sapeva udire profondamente il significato delle sue note.


La figura di Noga è una figura complessa e sfaccettata, forte e fragile: sensuale agli occhi di chi la guarda ma a disagio nel rapporto col suo corpo che sta cambiando. 
E’ una donna ironica e tormentata allo stesso tempo, protagonista nella sua decisione di non rinunciare alla sua musica ed allo stesso tempo comparsa nella sua città e nella vita delle persone a lei care che accondiscendono la sua decisione ma che la tengono legata ad un filo di rimorso per aver messo così tanta distanza tra loro.
E’ una donna intuitiva: lei sa, che nonostante molti le insinuino il dubbio che non abbia figli perché non può averne, la sua è una decisione voluta e non casuale e della quale solo alla fine del libro ne avrà conferma.
“LA COMPARSA” è un romanzo che parla di donne e le cui parole filtrano tra le pieghe della loro complessa psicologia. Tra i dubbi che sorgono dalla fatica di prendere decisioni importanti e non condivise, nasce la forza e la consapevolezza, da rinnovare ogni giorno e ad ogni passo, di poter essere creatrici della propria vita che non necessariamente è sinonimo dell’essere procreatrici di vita. Dalla scelta fortemente voluta e rinnovata tra incertezze, dubbi e paure, di non voler essere più comparsa ma protagonista della propria storia nasce il faticoso quanto inaspettato ricongiungimento con la propria natura che è diversa da quella di chiunque altro, a volte anche da quella delle persone a noi più care.
Terrò stretta l’immagine di questa donna a volte emotivamente contraddittoria ed apparentemente inadeguata ma decisa e temeraria nel rispettare la propria vocazione, perché quando si arriva alla consapevolezza che ciò che ci fa sentire completi ed appagati non sempre coincide con le aspettative che altri hanno per noi allora possiamo veramente essere liberi di vivere la nostra vita.

Titolo: La comparsa
Autore: Abraham B. Yehoshua
Edizioni: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2015

venerdì 6 maggio 2016

LA DONNA DAL TACCUINO ROSSO di Antoine Laurain




Erano mesi che girano attorno a questo libriccino: sarà stato lo sguardo curioso della donna in copertina, l’annuncio della presenza di un taccuino – per giunta del mio colore preferito – che quando finalmente mi sono decisa ad intraprenderne la lettura me lo sono divorato in poche ore.
“LA DONNA DAL TACCUINO ROSSO” di Antoine Laurain, edito da Einaudi, sarebbe la partitura perfetta per una commedia sentimentale ambientata, guarda caso, nella città romantica per eccellenza, Parigi.
E’ la storia di Laurent e Laure le cui vite si svolgono, l’uno ignaro dell’esistenza dell’altra, all’interno della stessa città fino a quando una malaugurata sera Laure viene aggredita e scippata della sua borsa. Il giorno seguente sarà proprio Laurent, libraio di quartiere,  a ritrovarla casualmente abbandonata su un bidone dei rifiuti. 
Troppo bella per essere stata gettata via, Laurent decide di tenerla e dal gesto ovvio di aprirla per cercare documenti e cellulare, scoprirà una serie di oggetti personali appartenenti alla sconosciuta e dalla quale far partire la sua indagine per ritrovarla: un taccuino di colore rosso pieno di annotazioni personali, una penna a sfera Montblanc, un paio di dadi, tre sassolini, un fermaglio con un fiore di stoffa azzurra, la ricevuta di una lavanderia, un romanzo di Patrick Modiano con dedica.
La storia procede così su due binari paralleli: la ricerca di Laurent che oggetto dopo oggetto tenta di risalire all’identità della donna della quale conosce i pensieri più intimi ma che ancora non ha nome né volto; quella di Laure, immobile ed ignara delle sorti della sua borsa, e che ancora non sa di essere diventata il pensiero centrale di un uomo che non conosce.
La storia si dipana veloce, una trama apparentemente semplice dove i personaggi si muovono con leggerezza ed ironia; sullo sfondo le vie di Parigi e dei suoi arrondissement piene di bar, bistrot e librerie; una narrazione delicata ed al tempo stesso una piccola miniera di citazioni, titoli, scrittori e poeti del passato e contemporanei da annotare, cercare e soprattutto leggere.
Mentre Laurent apriva quella borsa color malva ed uno ad uno estraeva con cura gli oggetti narranti di una vita a lui sconosciuta, io facevo altrettanto con la mia di borsa ed estraevo il suo contenuto assaporando il gusto del ricordo che ogni singola cosa porta con sé. 
Perché c’è un significato in ciò che possediamo che va oltre la semplice materialità del suo essere tra le nostre mani: il divenire delle cose nel corso del tempo, come segnalibri di episodi significativi e caratterizzanti da tenere stretti nella speranza di non dimenticare attimi fugali e veloci che il tempo sbiadisce troppo in fretta. 
Mi sono interrogata sul loro significato arricchito dai miei ricordi, su ciò che voglio continuare a portare con me nel mio personale viaggio attraverso la vita, su ciò che mi sopravviverà e sul significato che gli sarà attribuito da chi dopo di me sfiorerà quelle stesse cose; sull’incalzare del tempo ed il senso del tramandare l’importanza di qualcosa che rappresenta molto di più dell’essere un semplice oggetto. 
Mi è rimasto tra le mani il sapore di un senso di nostalgia ed anche la voglia di prendermi cura di tutto quello che per me rappresenta “l’importante” che non è detto che siano sempre persone ma che può essere semplicemente un taccuino rosso.

Titolo: La donna dal taccuino rosso
Autore: Antoine Laurain
Edizioni: Einaudi
Collana: Super ET
Anno di pubblicazione: 2015

martedì 3 maggio 2016

Atti di ordinaria magia

Stellina birichina
Martedì 3 maggio, un giorno come un altro ed è così che vorrei...

Udire uno sguardo ed annusare parole,
intrecciare i capelli con raggi di sole.

Giocare a nascondino con l'ombra del vento,
raccontare agli alberi di ciò che sento.

Cucire amori a perdi fiato,
farmi il nido in un giardino incantato.

Ridere a viva pelle,
tuffarmi nel cielo per acchiappare le stelle.

Accendere scintille bordate di fantasia
innaffiare i miei sogni di colorata follia.

Un pò di magia al giorno toglie il grigiore di torno!
Buon martedì 
Chiara