La protagonista di “PER DIECI MINUTI” è Chiara; Chiara sono
io e Chiara è l’autrice. La prima è una scrittrice, io non lo sono – e di
questo ne sono certa! – la terza è l’autrice e di certo è un’ottima giovane
scrittrice. Pubblicato nel 2013 da Feltrinelli, l’ho letto d’un fiato durante
uno degli ultimi week end piovosi e leggerlo è stata letteralmente
un’esplosione di vitali scintille colorate.
“Le va di fare un gioco?”.
“Per un mese a partire da subito, per
dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto.”
E’ la dottoressa T., l’analista di Chiara, a suggerirle
questa sferzata di novità in una vita apparentemente senza più significato, fatta
a pezzi dall’abbandono del marito, dalla chiusura della rubrica per cui
scriveva, dal doversi abituare ad una nuova casa in una città che non sente
famigliare. Tutti perni intorno ai quali far ruotare la propria vita, tutti
punti d’appoggio con la lettera maiuscola: Mio Marito, la Mia Rubrica, la Mia
Casa.
Ma basta un attimo – anzi, forse bastano dieci minuti al
giorno – per rendersi conto che gli schemi emotivi e mentali che ci fanno
sentire protetti, che definiscono i confini delle bolle in cui viviamo
sottovuoto, non sono altro che limiti. Limiti a volte tracciati da persone che
a modo loro ci amano: come il marito di Chiara che la vede ancora come quella
diciottenne dalle lunghe trecce conosciuta all’ultimo anno del liceo,
spaventata e bisognosa di lui per affrontare la vita; come la madre di Chiara
che a colpi di zucchine e melanzane grigliate l’ha sempre protetta da quelli
che secondo lei erano i veri colpi della vita al di fuori di quell’angolo di
orto nella loro casa di campagna a Vicarello alle porte di Roma. Limiti all’interno
dei quali ci piace scivolare dentro, protetti da un’abitudine routinaria che crea
dipendenza e torpore finché un bel giorno la bolla esplode perché nostro marito
ci lascia o perché rimaniamo senza lavoro o lontani dalla casa nella quale
siamo cresciuti; ed allora quei limiti appaiono per ciò che sono, semplicemente
occasioni mancate travestite da protezioni.
“Quando fanno qualcosa per noi, gli
altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?”
Ma la possibilità che Chiara si concede di vivere quei dieci
minuti, scatenano un effetto domino inaspettato, ”come se accendessero una
qualche corrente”, come se trasmettessero a quello che viene dopo una specie di
possibilità. Quei dieci minuti la conducono come le briciole lasciate da
Pollicino, a riscoprire ritmi e volti inediti, passando dal farsi laccare le
unghie di un colore improbabile, al camminare all’indietro per le strade di Roma,
dal cucina pancake, al ballare l’hip hop. A percorrere tragitti alternativi,
fino ad arrivare ad un luogo sconosciuto…alla sua persona, al riconoscersi viva
anche senza quel marito, quella rubrica, quel paese dove è cresciuta, a
riappropriarsi del suo tempo e delle sue scelte. A rendersi conto della propria
esistenza e di quella degli altri, ad aprire gli occhi non solo per guardare ma
per vedere i luoghi di quella città giudicata tanto ostile e che ora si anima
di persone non più invisibili ma fatalmente umane ed uniche ognuna nella
propria esistenza.
“Evidentemente i posti, proprio come
le persone, si accendono e rivelano di essere al mondo non solo perché c’è
spazio, ma perché hanno un senso, solo quando siamo disponibili a capirlo.”
Quella manciata di minuti soffia un’aria nuova nella vita di
Chiara, le dona sorrisi inspiegabili, la porta minuto dopo minuto a compiere
azioni sempre più sorprendenti e ad affondare le mani nella terra così come
nella propria vita, ad avere fiducia nelle possibilità che portano le scelte
ancora da compiere, ad avere più aderenza con la vita reale, quella scandita da
un tempo che non è più qualcosa di ostinatamente vuoto ma che diventa una
possibilità per tornare a vivere.
Perché forse i sogni, quelli grandi, quelli che pensiamo che
se saremo coraggiosi abbastanza da provare a realizzarli ci cambieranno la
vita, stanno proprio dietro a quei brevi e stupefacenti dieci minuti; perché
forse quei improbabili dieci minuti sono proprio la chiave d’accesso alla vita,
a quella famigerata vita che vorremmo e che ci aspetta se solo ci concedessimo
l’opportunità di spolverare le lenti degli abitudinari “dovrei”, “potrei”, “mi
piacerebbe ma non posso”…o forse semplicemente non voglio!
“Perché nelle infinite
semplificazioni con cui crediamo di metterci in salvo e dentro cui invece ci
perdiamo, c’è una cosa, una soltanto, che non può venirci dietro, che non
possiamo ingannare.
Questa cosa è il tempo.
Che qualcosa di pochissimo, se siamo
felici.
E’ qualcosa di tantissimo, se siamo
disperati.
Comunque sta lì.
Con una lunga, estenuante, miracolosa
serie di dieci minuti a disposizione.”
Un diario di bordo, asciutto nel dipanarsi delle sue tappe
lungo un mese di tempo; una navigazione negli incontri della vita di tutti i
giorni che nella sua naturalezza e spontaneità fa sorridere e ci rende
partecipi di quei dieci minuti di Chiara, che infondo sono un po’ i dieci
minuti di tutti, nella speranza di planare verso una fase della vita sempre più
vitale e giocosa, verso una fase della vita in cui riscoprire il coraggio di
stupirsi delle piccole cose; che la vita può cambiare anche in meglio, che
dietro ad ogni incontro e ad ogni porta che si apre c’è una bellezza ancora tutta
da scoprire.
Vi auguro una buona giornata e intanto – se potete – prendetevi
dieci minuti!