Forse sarebbe stato meglio se questo post l’avessi scritto
ieri, visto che era la Giornata Mondiale del Libro e da brava padrona di casa
di un blog che parla soprattutto di libri, avrei potuto ribadirvi il concetto di quanto li ami - cosa che peraltro ho già fatto
qui.
Il tutto magari decorato da belle immagini di disposizioni casuali quanto
improbabili di pile di volumi modulati per colore o per autore o ancora per
dimensione. E questo a dimostrazione di quanto legga, di quanti libri ho letto
e di quanti ancora ne ho da leggere (cosa assolutamente vera ed in
qualche modo spaventosa).
Ma qualcosa mi si era incagliato sulla punta della lingua impedendomi
di dare forma a queste parole. Perché sì, per me è proprio solo e semplicemente
una questione di parole ed i libri stanno alle parole come le parole stanno
alle intenzioni di chi le pronuncia.
Credo si riassuma in questa semplice equazione il senso di
ciò che avrei voluto scrivere ieri e che provo a fare oggi, non convinta
comunque del risultato. Perché le parole con me fanno spesso le burlone: mi
stuzzicano e mi solleticano la fantasia nei momenti più inopportuni e poi scivolano
via come sabbia tra le dita, privandomi di quella parvenza di serietà della
quale tanto gradirei agghindarmi.
Per cui ciò che posso asserire
senza nulla togliere al mio sentire
è che la parola esalta, amplifica ed enfatizza;
ma può anche fratturare, ferire e si spera ricucire.
La parola è via di fuga o vicolo cieco;
può lasciarsi assaporare o impastarci senza spreco.
La parola è fluttuo che lambisce
ma può diventare corrente che rapisce.
Può vibrare e risuonare,
stuzzicare o anche rimbalzare
e se detta con il giusto ardire
può aprire la strada al nostro vero sentire.
La parola è un mezzo potente
ma può ridursi ad un niente
se pronunciata in modo assente.
Per questo mi auguro
che sia sempre dosata e rispettata
con molto amore soprattutto verso chi è indirizzata.
Felice domenica di bei libri e buone parole!
Chiara
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