giovedì 28 aprile 2016

PER DIECI MINUTI di Chiara Gamberale



La protagonista di “PER DIECI MINUTI” è Chiara; Chiara sono io e Chiara è l’autrice. La prima è una scrittrice, io non lo sono – e di questo ne sono certa! – la terza è l’autrice e di certo è un’ottima giovane scrittrice. Pubblicato nel 2013 da Feltrinelli, l’ho letto d’un fiato durante uno degli ultimi week end piovosi e leggerlo è stata letteralmente un’esplosione di vitali scintille colorate.

“Le va di fare un gioco?”.
“Per un mese a partire da subito, per dieci minuti al giorno, faccia una cosa che non ha mai fatto.”

E’ la dottoressa T., l’analista di Chiara, a suggerirle questa sferzata di novità in una vita apparentemente senza più significato, fatta a pezzi dall’abbandono del marito, dalla chiusura della rubrica per cui scriveva, dal doversi abituare ad una nuova casa in una città che non sente famigliare. Tutti perni intorno ai quali far ruotare la propria vita, tutti punti d’appoggio con la lettera maiuscola: Mio Marito, la Mia Rubrica, la Mia Casa.
Ma basta un attimo – anzi, forse bastano dieci minuti al giorno – per rendersi conto che gli schemi emotivi e mentali che ci fanno sentire protetti, che definiscono i confini delle bolle in cui viviamo sottovuoto, non sono altro che limiti. Limiti a volte tracciati da persone che a modo loro ci amano: come il marito di Chiara che la vede ancora come quella diciottenne dalle lunghe trecce conosciuta all’ultimo anno del liceo, spaventata e bisognosa di lui per affrontare la vita; come la madre di Chiara che a colpi di zucchine e melanzane grigliate l’ha sempre protetta da quelli che secondo lei erano i veri colpi della vita al di fuori di quell’angolo di orto nella loro casa di campagna a Vicarello alle porte di Roma. Limiti all’interno dei quali ci piace scivolare dentro, protetti da un’abitudine routinaria che crea dipendenza e torpore finché un bel giorno la bolla esplode perché nostro marito ci lascia o perché rimaniamo senza lavoro o lontani dalla casa nella quale siamo cresciuti; ed allora quei limiti appaiono per ciò che sono, semplicemente occasioni mancate travestite da protezioni.

“Quando fanno qualcosa per noi, gli altri ci consegnano o in realtà ci tolgono un’occasione?”

Ma la possibilità che Chiara si concede di vivere quei dieci minuti, scatenano un effetto domino inaspettato, ”come se accendessero una qualche corrente”, come se trasmettessero a quello che viene dopo una specie di possibilità. Quei dieci minuti la conducono come le briciole lasciate da Pollicino, a riscoprire ritmi e volti inediti, passando dal farsi laccare le unghie di un colore improbabile, al camminare all’indietro per le strade di Roma, dal cucina pancake, al ballare l’hip hop. A percorrere tragitti alternativi, fino ad arrivare ad un luogo sconosciuto…alla sua persona, al riconoscersi viva anche senza quel marito, quella rubrica, quel paese dove è cresciuta, a riappropriarsi del suo tempo e delle sue scelte. A rendersi conto della propria esistenza e di quella degli altri, ad aprire gli occhi non solo per guardare ma per vedere i luoghi di quella città giudicata tanto ostile e che ora si anima di persone non più invisibili ma fatalmente umane ed uniche ognuna nella propria esistenza.

“Evidentemente i posti, proprio come le persone, si accendono e rivelano di essere al mondo non solo perché c’è spazio, ma perché hanno un senso, solo quando siamo disponibili a capirlo.”

Quella manciata di minuti soffia un’aria nuova nella vita di Chiara, le dona sorrisi inspiegabili, la porta minuto dopo minuto a compiere azioni sempre più sorprendenti e ad affondare le mani nella terra così come nella propria vita, ad avere fiducia nelle possibilità che portano le scelte ancora da compiere, ad avere più aderenza con la vita reale, quella scandita da un tempo che non è più qualcosa di ostinatamente vuoto ma che diventa una possibilità per tornare a vivere.
Perché forse i sogni, quelli grandi, quelli che pensiamo che se saremo coraggiosi abbastanza da provare a realizzarli ci cambieranno la vita, stanno proprio dietro a quei brevi e stupefacenti dieci minuti; perché forse quei improbabili dieci minuti sono proprio la chiave d’accesso alla vita, a quella famigerata vita che vorremmo e che ci aspetta se solo ci concedessimo l’opportunità di spolverare le lenti degli abitudinari “dovrei”, “potrei”, “mi piacerebbe ma non posso”…o forse semplicemente non voglio!

“Perché nelle infinite semplificazioni con cui crediamo di metterci in salvo e dentro cui invece ci perdiamo, c’è una cosa, una soltanto, che non può venirci dietro, che non possiamo ingannare.
Questa cosa è il tempo.
Che qualcosa di pochissimo, se siamo felici.
E’ qualcosa di tantissimo, se siamo disperati.
Comunque sta lì.
Con una lunga, estenuante, miracolosa serie di dieci minuti a disposizione.”

Un diario di bordo, asciutto nel dipanarsi delle sue tappe lungo un mese di tempo; una navigazione negli incontri della vita di tutti i giorni che nella sua naturalezza e spontaneità fa sorridere e ci rende partecipi di quei dieci minuti di Chiara, che infondo sono un po’ i dieci minuti di tutti, nella speranza di planare verso una fase della vita sempre più vitale e giocosa, verso una fase della vita in cui riscoprire il coraggio di stupirsi delle piccole cose; che la vita può cambiare anche in meglio, che dietro ad ogni incontro e ad ogni porta che si apre c’è una bellezza ancora tutta da scoprire.

Vi auguro una buona giornata e intanto – se potete – prendetevi dieci minuti! 

Titolo: Per dieci minuti
Autore: Chiara Gamberale
Edizioni: Feltrinelli
Anno di pubblicazione: 2013

2 commenti:

  1. Ciao :)
    questo libro l'ho letto circa un anno fa e ho trovato meravigliosa l'idea dei 10 minuti. Davvero una buona idea che tutti dovremmo metter in atto per ridare alla luce la nostra vita.
    Il libro è scorrevole e anche piacevole, ma ho trovato alcune parti un po' banali e non all'altezza dell'idea di base (non mi piace molto come si affronta il tema delle separazioni uomo/donna). Credo che potesse venir fuori un libro molto più profondo. Invece, è una lettura leggera con buoni spunti per pensare a se stessi e alla propria volontà di cambiamento, piuttosto che un libro in cui ti affezioni al personaggio. Non so se ho reso l'idea :)

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    1. Certo, capisco cosa vuoi dire. Credo che la forza ed il successo di questo libro - oltre alla scrittura piacevole e confidenziale della Gamberale - stia proprio nel mostrare che per incamminarsi sulla via del cambiamento non sempre occorrono grandi rivoluzioni. Forse è proprio lo stupore di sorprendersi a compiere piccoli gesti sottovalutati ed inconsueti a donare nuovi colori e nuove prospettive dalle quali ricominciare.
      Dopo averlo letto mi è venuta voglia di imparare a cucinare dolci. Ho sempre pensato di essere una frana in cucina soprattutto alle prese con un forno e tempi di cottura. Il risultato non è stato dei migliori data la consistenza di quella che doveva essere una crostata ed invece sembrava più una tegola. Ma sorprendermi con le mani "in pasta" mi ha molto divertita! Ci riproverò sperando che il risultato sia un pò più commestibile!

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